Chi può aderire alla previdenza complementare
Mettere al sicuro il proprio futuro, nel momento in cui la vita lavorativa si conclude e si inizia a percepire l'assegno pensionistico, è una necessità.
Tutelare il tenore di vita anche da pensionati è possibile aderendo alla previdenza complementare, una scelta che porta all'integrazione dell'assegno pensionistico che si riceve con la previdenza obbligatoria.
In questo articolo scopriremo:
Cos’è la previdenza complementare?
La previdenza complementare è l'integrazione facoltativa della previdenza obbligatoria.
Quindi affianca la contribuzione obbligatoria, i contributi INPS o quelli alle Casse previdenziali professionali per intenderci, che consente di ricevere un assegno pensionistico quando si raggiungono i requisiti in termini di età anagrafica e contributiva.
La previdenza complementare garantisce, dunque, una rendita aggiuntiva da sommare alla pensione derivante dalla previdenza obbligatoria.
Tipicamente si sceglie di integrare la pensione per non vedere il proprio tenore di vita calare bruscamente al momento della pensione, poiché, come vedremo, nel corso degli ultimi anni gli assegni pensionistici si sono assottigliati.
Chi può aderire alla previdenza complementare?
La risposta è abbastanza semplice: alla previdenza complementare possono aderire praticamente tutti:
Questa è un'altra importante differenza rispetto alla previdenza obbligatoria, che comporta il versamento dei contributi soltanto da parte di chi svolge un'attività lavorativa non occasionale.
Previdenza obbligatoria e previdenza complementare
Per comprendere come funziona la previdenza complementare, occorre conoscere il sistema pensionistico del nostro Paese.
Al momento le pensioni sono calcolate con:
Senza considerare che sempre più spesso possono verificarsi delle interruzioni nella carriera lavorativa, con le conseguenti interruzioni della contribuzione.
Ed ecco perché prendere in considerazione la previdenza complementare potrebbe essere un'ottima idea per preservare il proprio tenore di vita, una volta giunti al pensionamento.
Come funziona la previdenza complementare?
Vediamo in sintesi il funzionamento della previdenza complementare:
Sulle attività dei gestori vigila la Covip, Commissione di Vigilanza sui Fondi Pensione.
Come si aderisce alla previdenza complementare?
L'adesione può essere individuale o collettiva, a seconda della propria posizione lavorativa e delle specificità delle diverse forme di pensione complementare.
Si può aderire in forma collettiva, ad esempio, nel caso in cui il proprio contratto nazionale di lavoro di riferimento, o un accordo tra azienda e dipendenti, preveda questa possibilità.
In questo caso si può contare anche su un contributo aggiuntivo del datore di lavoro, oltre a quello proprio. Ricordiamo inoltre che il datore di lavoro può versare i contributi anche nei PIP (Piani Individuali Pensionistici) e nei fondi pensione aperti.
Per l'adesione individuale non sono necessari accordi con l'azienda.
Previdenza complementare e TFR
Nel caso dei dipendenti del settore privato, può esserci l'adesione tacita per il conferimento del TFR nel fondo pensione della propria categoria, ma anche nei e nei fondi pensione aperti.
È un meccanismo che scatta tramite il silenzio assenso nel caso in cui il lavoratore, dopo 6 mesi dall’assunzione, non scelga in che modo destinare il TFR, tra le due opzioni:
Vantaggi fiscali della previdenza complementare
La previdenza complementare comporta inoltre una serie di vantaggi fiscali, in vigore dal 1° gennaio 2007, rispetto ad altre forme di investimento.
Vantaggi fiscali in fase di contribuzione
I contributi versati per la pensione complementare possono essere dedotti in dichiarazione dei redditi.
Gli importi pagati vanno sottratti al reddito imponibile IRPEF, con un tetto massimo annuo pari a 5.164,57 euro.
Vantaggi fiscali in fase di gestione
I rendimenti maturati nel corso della gestione del conto individuale su cui confluiscono i versamenti, subiscono un prelievo fiscale tramite imposta sostitutiva con aliquota al:Si tratta di aliquote più basse rispetto all'imposizione minima del 26% applicata a tutte le altre tipologie di rendimenti finanziari.
Vantaggi fiscali in fase di prestazione
Rendita o capitale ricevuti al termine della vita lavorativa, sono tassati con un’aliquota del 15% che si riduce dello 0,30% all’anno per ogni anno di permanenza nel fondo pensione oltre il quindicesimo, fino ad un’aliquota minima del 9%.